La musica strumentale
Teatri, compositori, strumenti
Nella seconda metà del Settecento, in Italia vengono costruiti i grandi teatri d'opera: il San Carlo di Napoli (nell'immagine), il Regio di Torino, il Teatro alla Scala di Milano, La Fenice di Venezia.
Nello stesso tempo compositori e strumentisti come Platti, Boccherini, Clementi decidono di trasferirsi all'estero.
Muzio Clementi (1752-1832) intraprende una brillante carriera di concertista e di didatta. Sarà il capostipite di grandi pianisti: da Mozart a Beethoven, da Schubert a Liszt.
Il violino è un altro protagonista di primo piano nella musica del Settecento. La sua sonorità, dolce ma allo stesso tempo penetrante, gli consente di svolgere sia il ruolo di strumento solista che di suonare in formazioni da camera: in duo con il pianoforte, ma anche in trio, in quartetto, ecc.
L'organico orchestrale si allarga e comprende archi, fiati e percussioni. Responsabile dell'esecuzione orchestrale è il primo violino, detto anche "violino di spalla" o Konzertmeister.
Nell'immagine, una moderna orchestra da camera. Come puoi vedere, l'organico comprende archi, fiati e percussioni.
La musica nel pensiero illuminista
Il pensiero razionale del "secolo dei lumi" indaga la realtà con metodo scientifico; vuole analizzare, classificare, comprendere. Rispetto all'esattezza della logica, o alla precisione della matematica, che cosa è la musica?
I filosofi del Settecento la definiscono imitazione della natura. Cosa significa? Che la musica deve imitare il verso degli uccelli o il sibilo del vento? No di certo. Il fatto curioso è che anche nel Seicento la musica era definita "imitazione della natura". Un bel pasticcio. Ma una differenza c'è. Ed è nel fatto che ora è cambiato il significato del termine natura:
- nel Seicento, infatti, per natura si intendeva razionalità. Ricordiamo le parole di Gioseffo Zarlino: "i suoni armonici hanno un fondamento matematico, cioè naturale";
- nel Settecento, per natura si intende istinto, l'opposto quindi della ragione.
Ora, la maggior parte dei filosofi illuministi, considerando la ragione la vera essenza dell'uomo, vedono la musica come un'arte inferiore: essa infatti non esprime concetti (come la poesia) ed è perciò irrazionale. Un piacevole passatempo, niente di più. Per questo la musica incontra il favore di tanti dilettanti: uomini di cultura, persone raffinate che amano dilettarsi con essa, cantando o suonando uno strumento musicale. C'è però chi la pensa diversamente. Il solito Jean-Jacques Rousseau sostiene che la musica è l'unico linguaggio in grado di esprimere l'essenza dell'uomo, perché è nata con l'uomo, fa parte della sua natura. Il fatto che non possa esprimere concetti (come la poesia) non è un segno di inferiorità, ma - al contrario - è la rivelazione del suo vero potere: quello di saper parlare agli uomini non senza le parole, ma al di là delle parole.