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Forme, generi, strumenti

 

Alla base della teoria musicale misero una scala discendente di quattro suoni, detta tetracordo.

La musica era impiegata principalmente per accompagnare la declamazione poetica.

Per questo, forme musicali e forme poetiche avevano lo stesso nome. Ecco le principali:

  • epitalamio: canto nuziale;
  • ditirambo: canto in onore del dio Dioniso (Bacco, per i Romani);
  • partenio: canto delle vergini;
  • epinicio: canto di vittoria;
  • treno ed epitaffio: canti funebri;
  • encomion: canto di lode.

Ascoltiamo un frammento di Saffo, poetessa dell'isola di Lesbo:

 


 

La forma di spettacolo più completa era però la tragedia, nata per festeggiare il dio Dioniso, a cui veniva sacrificato un capro (in greco, tragos).

Secondo Aristotele, assistere ad una tragedia era salutare per l'anima, perché lo spettatore si liberava delle proprie passioni, mediante un processo psichico detto catarsi.

Prima di Aristotele, Platone aveva sostenuto l'importanza della musica nell'educazione dei giovani, perché donava loro equilibrio e moderazione.

I Greci adottarono principalmente due strumenti:

  • la lira, a corde;
  • l'aulos (nell'immagine e nell'audio), a fiato.

Tra i miti più diffusi, ricordiamo quello di Orfeo, suonatore di lira, e quello del dio Pan, inventore del flauto policalamo (formato, cioè, da più canne), detto appunto flauto di Pan.

pan

Nell'immagine: Pan che insegue Siringa, in un dipinto del 1615