La rivoluzione wagneriana
Mito germanico e melodia infinita
Per le sue opere Wagner si ispira alle storie e alle leggende germaniche: Tannhäuser, Lohengrin, Tristano e Isotta e I maestri cantori di Norimberga.
L'anello del Nibelungo è una "tetralogia", ossia un insieme di quattro lavori: L'oro del Reno, La walchiria (nell'immagine), Sigfrido, Il crepuscolo degli dei.
Il Parsifal, la sua ultima opera, porta sulla scena i cavalieri del Graal.
Per compiere la sua "rivoluzione", Wagner ha bisogno di una musica nuova. Introduce perciò delle innovazioni nel linguaggio musicale:
- la melodia infinita: considera le arie chiuse un forte limite all'opera totale. L'azione deve partire dalla parola, e dalla parola deve nascere la melodia. Dunque, occorre pensare ad una melodia infinita, ad una musica capace di scorrere senza limiti;
- il leit-motiv: letteralmente, "motivo guida". Alcuni personaggi, alcune situazioni possono essere identificati con melodie che quindi ricorrono spesso nell'opera. Il leit-motiv è quindi la traccia precisa che permette al pubblico di agganciare la sua emozione a quella del dramma;
- l'armonia: occorre introdurre nuove armonie, dissonanti, insolite ma in grado di dare "verità" al dramma. Con Wagner la grammatica della musica si amplia e, in un certo senso, comincia a trasformarsi in quello che sarà il linguaggio musicale del dopo-romanticismo.
"Esiste un settore della musica che è decisamente nostro: la musica strumentale. Non abbiamo invece un'opera tedesca, e il motivo è lo stesso per cui non abbiamo un dramma nazionale. Siamo troppo intellettuali e colti per creare figure umane vive, autentiche. Mozart sapeva farlo, ma animava i suoi personaggi col belcanto italiano" (in R. Wagner, Scritti scelti - Ed. Guanda).